NEWS

  • Guzzi Nevada, l’omaggio ai motoscafi Riva di Motor Line

    Guzzi Nevada, l’omaggio ai motoscafi Riva di Motor Line

    26 Feb 2024
    Legno e metallo si fondono assieme nella Moto Guzzi Nevada realizzata da Antonio Mariani, una café racer ispirata ai mitici Riva Aquarama A ognuno il suo: l'acciaio e l'alluminio sulle moto, il legno sulle barche a vela e i motoscafi d'epoca. Proibito mischiare, pena inconsapevoli cadute di gusto e accrocchi inutilizzabili su strada, se non addirittura scomodi e pericolosi. Come sempre, c'è l'eccezione che conferma la regola, che arriva da un outsider: in questo caso Antonio Mariani, "master and commander" di Motor Line. La sua officina di Biandronno, sul lago di Varese, è un riferimento quanto alle super e iper sportive destinate alla pista, e lui stesso ha corso per anni. Un giorno, ecco l'elemento che scompiglia la sua routine: un'umile Moto Guzzi Nevada 750 del 2001 incidentata, che il proprietario intende destinare alla rottamazione certa e irrimediabile. Dove si guarda al disastro, Mariani intravede l'opportunità per entrare e mettersi alla prova in un mondo che finora non gli apparteneva. Oltre che per fare un regalo alla moglie Isabella sfruttando la propria innata manualità: “La storia è che una quindicina d'anni fa, il mio vicino di capannone aveva comprato un Riva Aquarama per restaurarlo. Io gli diedi una mano sui due motori. Una volta terminato il lavoro, il motoscafo aveva riacquistato una bellezza che mi lasciò a bocca aperta. Provai una sensazione che non saprei descrivere... come davanti a un'opera d'arte”. Un’emozione condivisibile: gli Aquarama sono un classico della sportività e della classe Made in Italy. Forse non la stessa cosa si può dire della Moto Guzzi Nevada, ma si tratta pur sempre della cruiser del segmento medio che ha contribuito a reggere le sorti della Casa di Mandello per anni. Una bicilindrica maneggevole e leggera, alla portata di tutti per prezzo e prestazioni, con i suoi 48 cv e lo spunto vivace, grazie anche ai carburatori (l'iniezione sarebbe arrivata solo nella serie successiva). Trasformare una Nevada in motoscafo non si poteva, ecco perché Mariani ha colto l'ispirazione per dire la sua sulla questione café racer. Incollati e formati a mano, gli elementi lamellari di essenza lignea hanno formato il codino bombato e il cupolino a goccia Anni 60, provvisto di fanale eccentrico e della scallop nello stesso azzurro acquamarina del telaio scomponibile e della carrozzeria. Lo studio milanese Cisko Airbrush ha rifinito la livrea bicolore con la lavorazione a foglia argento, mentre la trapuntatura e il bianco ghiaccio della sella artigianale di LR Leather ricordano i sedili del motoscafo. Durante i quattro anni di lavorazione c'è stato tempo per smontare e revisionare completamente il motore, verniciato di nero pezzo per pezzo prima del rimontaggio. Mariani ha provveduto anche a fresare a mano le nervature dei carter e le alette dei cilindri, per ottenere uno strepitoso chiaroscuro a contrasto. Come sul motoscafo, lo scarico due in uno sfocia a filo del codino, dopo essersi inabissato all'interno della cafe racer. I cornetti dei Dellorto lavorati finemente al tornio provengono da un'Alfetta 1.6 Per essere al debutto, Antonio Mariani ha dimostrato di aver assimilato e messo in pratica diversi trucchi da customizzatore “veterano”. In particolare nel nascondere alla vista certi elementi visuali che eccedono la forma moto, vedi i fili e gli interruttori dell'impianto elettrico o la batteria (vediamo se capite dov'è). Le proporzioni sono aggraziate, le finiture peculiari senza eccedere. In questo genere di special, di solito si scade nel pacchiano senza nemmeno rendersene conto. Invece a Motor Line hanno lavorato con misura. Ne è la riprova il serbatoio aftermarket, scelto per mettere in mostra le teste lavorate del bicilindrico Guzzi e riprodurre l'effetto degli "stesini", i cinquantini sportivi fine Anni 60, primi 70. Anziché adattarlo alla larghezza del telaio, Mariani ha preferito la soluzione più giusta e difficile: ridurre la larghezza della sezione centrale. Davvero niente male, come debutto: speriamo solo di non dover attendere altri quattro anni per il bis!   GEARHEAD STUFF Profilo nome della moto Isabella marca e modello Moto Guzzi Nevada anno di immatric. 2001 preparatore Motor Line, Biandronno (VA), tel. 0332.767321, motoline@alice.it   Motore Tipologia Moto Guzzi Nevada Cilindrata 750 cc Cilindri 2 Raffred. ad aria Blocco motore in alluminio verniciato Albero a camme originale Aspiraz. modifica collettori e cornetti Sovralimentaz. Aspirato Alimentaz. carburatori PHBH30 Distribuz. aste e bilancieri Scarico 2 in 1 sottocoda Motor Line   Ciclistica Telaio Moto Guzzi modificato Forcellone Moto Guzzi Forcella Moto Guzzi modificata, steli Ø 38 mm Piastre Moto Guzzi modificate Ammortiz. post. a gas Ruota ant. 18" Freno ant. Discacciati in acciaio da 320 mm, pinze stock a 2 pist. Ruota post. 16" Freno post. Discacciati in acciaio da 320 mm, pinza stock a 2 pist. Altri particolari pneumatici Bridgestone Battlax 100/90-18, 130/90-16   Parti speciali Semimanubri aftermarket Fanaleria aftermarket, post. a LED Carrozzeria Cisko Airbrush Studio Strumentaz. Daytona Manopole in pelle Motor Line Pedane Motor Line Serbatoio aftermarket da 10 litri Sella LR Leather Frecce Rizoma a LED   Finiture Verniciatura Cisko Airbrush Colore verde Riva Cromatura e lucidatura Jessi testo Aldo Savoldi- foto Mattia Negrini
    Leggi tutto
  • Bianchi, MotoBi, Ducati: la leggenda rivive in formato “pocket”!

    Bianchi, MotoBi, Ducati: la leggenda rivive in formato “pocket”!

    12 Feb 2024
    Tre “piccole pesti” italiane si sfidano in un revival delle mitiche gare di Granfondo grazie alla passione di tre amici: il duello è tra due 175 (Bianchi Tonale ’56 e MotoBi Catria ’57) e una quarto di litro (Ducati Sport 250 del 1971) Siamo all’alba del secolo scorso, il fermento legato alla rivoluzione del motore a combustione interna investe il mondo e, in particolare, l’Europa. Incominciano le prime escursioni, a due e quattro ruote, è tutto un proliferare di raid, cimenti motoristici, hanno inizio le prime competizioni. Nel 1914 viene organizzato il primo “Circuito d’Italia” per motociclette, toccando le regioni del Nord e del Centro. Un manipolo di pionieri, neppure trenta partecipanti che combatteranno, soprattutto, contro i chiodi sparsi per la strada da mano anonima. Nel 1919 viene organizzata un’altra competizione - questa volta si punta alle regioni del Meridione - che sarà conosciuta come “Freccia del Sud” o “Raid Nord - Sud”, anche questa volta i neppure trenta partecipanti saranno falcidiati lungo il percorso dai guasti meccanici. Ma tanto bastava, i prodromi delle due competizioni che renderanno famoso il “Belpaese” avevano acceso il fervore motociclistico nella popolazione. Con gli anni in Europa cresce l’industria legata alla mobilità, vengono anche costruiti i primi circuiti permanenti, in Italia però resiste il fascino delle competizioni svolte su strade aperte al traffico, ricche di imprevisti e caratterizzate dalla severità della prova. A tutto questo si aggiunga il fascino di vedere i campioni del momento, su mezzi derivati di serie, che sfrecciano sulle strade di tutti i giorni fuori dalla finestra di casa. Le “Granfondo” sarebbero diventate il banco di prova della produzione motociclistica e automobilistica nazionale. Gli Anni 50 saranno il periodo d’oro per il “Motogiro d’Italia” e la “Milano - Taranto”, evoluzioni delle competizioni anteguerra, che insieme alla “Mille Miglia” automobilistica porteranno i migliori piloti e le case costruttrici più prestigiose in tante città. Per due volte l’anno questo incredibile spettacolo si ripeteva per le nostre strade, un caleidoscopio di motori, personaggi, trepidazioni e turbamenti che accendeva la passione come nient’altro. Purtroppo però nel 1957 il sogno si infrange. Dopo l’annuale edizione del “Motogiro d’Italia”, durante il passaggio della “Mille Miglia” sulla strada tra Mantova e Brescia avvenne un incidente che causò la morte di nove spettatori, di cui cinque bambini, oltre l’equipaggio della vettura. Vietate da quell’anno tutte le competizioni su strade aperte, dovremo aspettare gli anni ’80 per vedere la riproposizione delle “granfondo” sotto forma di rievocazione storica, con la formula “Gare di Regolarità”. GUIDO: BIANCHI TONALE 175 A Senigallia la passione dei motori è sempre stata forte, ancora riecheggiano nei cuori degli appassionati i rombi del circuito motociclistico e della Coppa dell’Adriatico. Sono ormai più di vent’anni che un gruppo di amici si ritrova, per scambiarsi ricordi e progettare emozioni. Sono le “Lumache Rumorose”, nella loro sede si prendono cura di quelle motociclette che poi, con la bella stagione, vanno a consumare in giro per l’Italia. Guido è uno di loro, ha amato anche le auto con cui ha fatto agonismo, ma poi è tornato all’amore di sempre, la motocicletta. Nel gruppo la voglia di andare alle rievocazioni storiche è salita forte, tanto che da tempo partecipano numerosi. Guido, circa dieci anni fa, per incrementare il già folto garage si procura una Bianchi Tonale 175 cc del 1956, proprio modello e anno in cui la Bianchi vinse la categoria M.S.D.S. per cilindrata fino a 175. Trovata la moto tutta la banda di amici si mette al lavoro, in una ricostruzione integrale del mezzo. Non era nata M.S.D.S., ovvero Moto Sportiva Derivata di Serie, ma lo diventerà sotto le sapienti mani delle “lumache”. Il motore completamente rivisto ed “aggiornato”, carburatore maggiorato, scarico libero con chiusino, ciclistica rivista e corretta con l’adozione di un piatto doppia camma di generose dimensioni al tamburo anteriore. Le M.S.D.S. erano le motociclette preparate “casa”, partendo da modelli di produzione e allestite per le competizioni, vere e proprie sorelle minori dei bolidi da Gran Premio. Il colore è il tipico celeste, voluto da Edoardo Bianchi in onore degli occhi della Regina Margherita, cui aveva insegnato ad andare in bicicletta. Con la sua Tonale Guido ha partecipato a quattro “Milano-Taranto”, tutte concluse con onore e allegria, nella categoria storica “Le Gloriose”, ovvero le motociclette che hanno effettivamente gareggiato fino al 1956 con cilindrata fino a 175 c.c. SILVANO: DUCATI SPORT 250 Ancora da Senigallia, un’altra “lumaca”.  Silvano è motociclista da sempre, ma non gli piacciono solo le vecchie signore, gira l’Europa da Capo Nord alla Turchia un po’ con tutte, preferibilmente bicilindriche italiane. Ma per giocare con gli amici la scelta è andata su una Ducati Sport Mark 3 di 250 cc anno 1971, iscritta alla “Milano-Taranto” nella categoria “Sport”. In altre edizioni della rievocazione storica ha usato varie motociclette, dalla Parilla alla Gilera, oltre ad una Moto Morini Tresette Sprint del 1960. Silvano è un veterano della manifestazione, cui ha partecipato ben cinque volte. Tradizionalmente, una volta arrivati a Taranto, il rientro nelle alte Marche preferisce farlo nel migliore dei modi, continuando a guidare la motocicletta fino a casa, aggiungendo qualche kilometro in più per gustarsi il viaggio fino in fondo. Tornando alla sua Ducati, erede della Gran Sport 125 “Marianna” che fu regina delle “Granfondo” nel 1956, la meccanica nota per robustezza e prestazioni non ha richiesto particolari interventi, aldilà di una perfetta messa a punto. Preferendo un assetto corsaiolo a quello turistico, il manubrio è un due pezzi con manopole racing, ovvero con il gas dotato della nervatura in gomma tanto utile nelle lunghe ore di guida. Per il resto, se a Silvano chiedi qual è stato il viaggio più bello, senza esitare ti risponde: il prossimo! GIUSEPPE: MOTOBI CATRIA 175 Le motociclette, come poche altre cose, sanno raccontare la storia del proprio territorio. Giuseppe Benelli, dopo la separazione dai fratelli per insanabili divergenze nella gestione dell’azienda di famiglia, spreme ancora di più il suo genio. Aveva progettato il motore con la cascata d’ingranaggi negli anni ’30, nel dopoguerra inventa l’uovo, ovvero una conformazione meccanica a cui si ispireranno molte case costruttrici, anche estere. Alle sue creature darà il nome dei monti dove vengono testate, avremo quindi l’Ardizio e, soprattutto, il Catria. Sarà quest’ultimo, presentato con una cilindrata classica del tempo, ovvero 175 cc, la base di tante preparazioni corsaiole di cui Primo Zanzani sarà il sommo maestro. Il nostro amico Giuseppe, da Pesaro, non aveva scelta sulla motocicletta da usare. Il suo Motobi Catria 175 cc del 1957 lo ha trovato già “riveduto e corretto” dal precedente proprietario, niente di meno che Domenico Pettinari, notissimo tecnico preparatore che ha dotato la motocicletta di tutte le primizie meccaniche del tempo. Motore preparato con camma “C 3” sportiva, carburatore Dellorto “SS”, scarico a tromboncino, assetto sportivo con un bel mozzo Oldani in magnesio al reparto freni. Il risultato è una motocicletta utilizzabile tranquillamente sia in circuito sia sulle strade aperte al traffico, unico problema la rumorosità, almeno così riferiscono tutti coloro che sono stati superati durante la scorsa edizione del “Motogiro d’Italia”.  Testo Brigo - Foto Roberto Brodolini
    Leggi tutto
  • Triumph Bonneville 790 by Il Meccanicamente feat. Monza Evoluzione

    Triumph Bonneville 790 by Il Meccanicamente feat. Monza Evoluzione

    2 Feb 2024
    Cafè racer autentica, questa "Bonnie” porta con sé le tracce del motociclismo britannico degli Anni 60 e 70. Un tributo al passato e un omaggio alla più nota tra le modern classic   Un progetto di customizzazione fortemente ispirato all'epopea d'oro del motociclismo britannico, non ci sono dubbi. Questa Bonneville parla il linguaggio dei Rockers e profuma di fish&chips, una rappresentazione concreta della scena Cafè Racer degli Anni 60 e 70, un tributo al passato ma anche un omaggio allo stile iconico di una delle prime modern classic… di sicuro, quella di maggior successo. Eh sì perché nel 2001 la factory di Hinckley rispolvera il 'concetto Bonneville' e lo traduce in chiave più attuale, realizzando un modello da hit parade (ancora oggi, la gamma Bonneville è il fiore all'occhiello della produzione Triumph), ma soprattutto accaparrandosi lo scettro di un segmento emergente, un movimento agli albori, quello appunto delle modern classic. E per dirla come Mauro Massironi, appassionatissimo proprietario di questa bicilindrica britannica, “La mia 790 cc non è poi così diversa dalla T120 del '68”.   Stiamo parlando dell'iconica 750 cc, l'originale e ambitissima roadster inglese che ha fortemente ispirato lo sviluppo di questa classica contemporanea. Il retaggio è evidente: cerchi a raggi (da 19'' quello anteriore), scarichi a "bottiglia", faro tondo e sella lineare; per non parlare dei dettagli, delle finiture e dei fregi che richiamano il passato e mettono il carico alla voce 'stile'. E poi ancora, quel bicilindrico frontemarcia così caratteristico e "figo", bello da guardare, in un’epoca in cui i motori venivano per lo più nascosti dalle carenature. Insomma, nel 2001 Triumph ha rimescolato le carte e creato nuove tendenze, e per farlo ha guardato al passato, attingendo all'heritage degli Anni 60 e 70. Ed è proprio da quel periodo che questa special prende spunto, come un omaggio alle origini di quel blasone che vediamo impresso ancora oggi sui fianchetti delle twin britanniche. Un'epoca memorabile, tra note rockeggianti e sfide clandestine, motori preparati, locali iconici, pelle nera e metallo a profusione. Il tempo della meccanica pura e semplice, e le suggestioni uggiose della cara vecchia Inghilterra, hanno ispirato Mauro Massironi. Perché questo progetto è stato realizzato con l'idea di utilizzare solamente parti e accessori potenzialmente disponibili in quel periodo, quando le roadster venivano preparate, modificate e trasformate nel capanno dietro casa; quando le cafè racer spopolavano sulla North Circular Road. Nessuna concessione moderna, su questa special la tecnologia di oggi non è nemmeno contemplata: non ci sono luci a led né tantomeno display digitali. Questa "Bonny" è fedele a se stessa e alle tendenze Cafè del secolo scorso. Ad esempio, i carburatori originali (Keihin CVK da 36 mm) restano al loro posto, ma guadagnano nuovi spilli e una regolazione più spinta e aggressiva; il telaio è quello originale, a doppia culla, e lo stesso vale per l'avantreno, la forcella a steli tradizionali e la coppia di classici ammortizzatori posteriori. Al contrario, il look della 790 cc è stato totalmente rivisto attraverso una chiave di lettura che trae spunto dallo stile sixties d'Oltremanica, a cominciare dal cupolino stondato che avvolge una coppia di semimanubri piuttosto spioventi, nascondendo la strumentazione analogica: le due "sveglie", rispettivamente tachimetro/contachilometri e contagiri, sono quelle adottate di serie sulla T100, ossia la versione più esclusiva della Bonneville. “Tra le spie manca quella della riserva – precisa Massironi – ma volete mettere il fascino di ruotare il rubinetto della benzina e sperare di trovare un distributore nel raggio di 10 km?”. Una sensazione che fa molto old school, non c'è che dire.   La ricerca di carburante potrebbe essere più frequente di quanto ci si aspetti, considerando che l'autonomia di questa Triumph special non è esattamente quella di una Tourer: il nuovo serbatoio infatti può contenere all'incirca 11 litri ma è bellissimo, realizzato artigianalmente in vetroresina, è caratterizzato da una sagoma stretta e allungata. “Il serbatoio è ispirato a quello delle Norton Dunstall Dominator”, specifica Massironi facendo riferimento alle versioni speciali su base Norton realizzate dallo specialista Paul Dunstall dal '64 agli inizi degli Anni 70. Anche il codino strizza l'occhio a quel periodo, completato da una sella artigianale e rigorosamente monoposto. Vale lo stesso per la verniciatura: le tonalità sono nostalgiche, e al classico Verde Inglese si abbinano le sfumature crema e oro, una combinazione che conferisce a questa Triumph un look retro-racing da vera cafè racer. IDENTIKIT Profilo marca e modello: Triumph Bonneville 790 proprietario: Mauro Massironi preparatore: Il Meccanicamente, Cormano (MI), tel. 331.8204802, www.ilmeccanicamente.business.site / Monza Evoluzione, Monza, tel. 039.5962397, www.monzaevoluzione.com Motore e trasmissione marca: Triumph cilindrata: 790 cm3 cilindri: 2 in linea, frontemarcia alimentazione: carburatori Keihin da 36 mm, spilli e regolazione modificati trasmissione finale: a catena  Ciclistica telaio: stock forcella: stock a steli tradizionali sospensioni: stock cerchio ant.: a raggi da 19'' cerchio post.: a raggi da 17'' freni: a disco Parti speciali Manubrio: semimanubri sella: artigianale monoposto portatarga e parafanghi: artigianali serbatoio: artigianale in vetroresina frecce: aftermarket, le posteriori collocate nel telaietto Manopole, cupolino, codino, luce post.: aftermarket Finiture colore: Verde Inglese, crema e oro Testo: Alessandro Gueli - Foto: Mattia Negrini 
    Leggi tutto
  • Ducati Diavel V4, l’edizione speciale è griffata Bentley

    Ducati Diavel V4, l’edizione speciale è griffata Bentley

    20 Dec 2023
    In collaborazione con il costruttore britannico di auto di lusso Ducati lancia la Diavel for Bentley, una power cruiser in serie limitata che celebra il marchio di Crewe ispirandosi alla esclusivissima coupé Batur Non è certo la prima volta che Ducati sfrutta le sinergie interne al gruppo Volkswagen – il colosso di cui il brand bolognese fa parte dal 2012 – per sfornare versioni speciali dei suoi modelli di punta: ricorderete certamente Diavel 1260 Lamborghini, power-cruiser che prendeva ispirazione dalle supercar del Toro per incarnare una delle versioni più esclusive della muscolosa bicilindrica bolognese. Ecco, a qualche anno di distanza da quell’operazione, la casa di Borgo Panigale “rispolvera” un format analogo per sfornare un’edizione limitata dell’ultima declinazione della Diavel, la V4, equipaggiata con il quattro cilindri Granturismo da 1.158 cc e 168 CV. Questa volta, tuttavia, a fare da partner non c’è il marchio di Sant’Agata, ma Bentley, altro gioiello nella parure di Wolfsburg che assieme a Rolls-Royce ed Aston Martin completa il tridente del lusso made in England. Nasce così la Diavel for Bentley, 500 esemplari in edizioni limitata (più altri 50, ma adiamo per ordine…) che rappresentano una sorta di controparte a due ruote della Batur, opulenta GT prodotta artigianalmente in soli 18 “pezzi” in collaborazione con H. J. Mulliner & Co. Dalla quella che è ad oggi la più potente Bentley mai realizzata – monta un W12 Biturbo da 740 CV – questa particolarissima Diavel riprende molti particolari estetici, oltre alla livrea in Scarab Dream: le linee dei convogliatori, i cerchi forgiati verniciati nello stesso colore (Dark Titanium Satin) con lavorazioni a vista, le griglie delle prese d’aria che “citano” la calandra bicolore della vettura e la sella in Alcantara che adotta la medesima texture dei sedili della “cugina” a quattro ruote. Tanti i particolari in fibra di carbonio, ma ad attirare l’attenzione sono anche lo scarico laterale, che abbandona la configurazione standard a terminale quadruplo in favore di un nuovo disegno sdoppiato, e la firma luminosa del gruppo ottico posteriore a LED. E i 50 esemplari di cui vi abbiamo parlato prima? Sono le Diavel for Bentley Mulliner riservate ai clienti Bentley, che i fortunati acquirenti possono personalizzare ulteriormente grazie alla collaborazione con lo storico carrozziere londinese, ora reparto “tailor made” della casa inglese, magari per abbinare colori e finiture della propria moto a quelli dell’auto già in garage. Ogni esemplare di Diavel for Bentley viene consegnato in un’esclusiva cassa in legno personalizzata, con telo coprimoto dedicato e relativo certificato di autenticità (non manca, ovviamente, la classica targhetta con il nome del modello e il numero progressivo dell’esemplare, inserita nella cover laterale in fibra di carbonio). E per coloro che ci tengono al pendant, sono disponibili anche un casco jet e un giubbotto tecnico in edizione limitata, caratterizzati da uno schema cromatico che riprende quello della moto.
 Fonte della notizia: DucatiTesto di: Manuele Cecconi  
    Leggi tutto
  • BMW R12, da Monaco la “sorellina” della R18

    BMW R12, da Monaco la “sorellina” della R18

    29 Nov 2023
    La casa tedesca rafforza la sua presenza nel settore custom con una ‘classic cruiser’ derivata dalla base tecnica della nuovissima R12 nineT A tre anni dalla presentazione della R18, BMW Motorrad sforna un nuovo modello custom. E per nuovo, questa volta, intendiamo totalmente nuovo, dal momento che non si tratta dell’ennesima rivisitazione della “big boxer” da 1.800 cc - attualmente proposta in sei differenti versioni - ma di un prodotto inedito, che pur condivide la base tecnica con l’apprezzatissima R nineT. Proprio il rinnovamento radicale della sua roadster neo-retrò, lanciata nel lontano 2014, ha dato al marchio dell’Elica l’occasione di ricavarne anche una “sorellina” custom: la nuova R12 riporta BMW nel segmento che, quasi vent’anni fa, la casa bavarese abbandonò con il pensionamento della R1200C, l’ultima cruiser costruita a Monaco prima del lancio della R18. E a proposito della R1200C, il bicilindrico parallelo che equipaggia la nuova nata ha molto in comune con il flat twin della progenitrice, di cui rappresenta, di fatto, un’evoluzione: cilindrata di 1.170 cc, distribuzione a quattro valvole per cilindro e raffreddamento misto aria/olio, anche se in questo la potenza è ben superiore, con 95 CV erogati a 6.500 giri/min. Completamente nuovo è il telaio tubolare in acciaio, identico a quello della nuova nineT ma abbinato, in questo caso, ad un avantreno composto da forcella a steli rovesciati, ruota da 19 pollici e doppio disco da 310 mm morso da pinze monoblocco a quattro pistoncini. Dietro, invece, un cerchio da 16 e il Paralaver. A livello stilistico la R12 sfoggia una linea pulita e piuttosto sportiveggiante per una cruiser, grazie allo scarico con doppio terminale sovrapposto e il serbatoio in acciaio a goccia, che richiama i cosiddetti “toaster tanks” di alcuni modelli BMW degli anni Settanta. Sono tante, in ogni caso, le opzioni di personalizzazione da catalogo ufficiale, che consentono di “stravolgere” la moto a proprio piacimento. A dispetto di una strumentazione minimalista – il solo tachimetro analogico è di serie, in optional il contagiri e il display digitale - la tecnologia comunque non manca: la dotazione comprende presa USB-C al fianco della classica a 12V, controllo della trazione e del freno motore, ABS Pro, sistema keyless, mappe motore (Roll e Rock) e fanaleria a LED (i fari adattivi Headlight Pro figurano tra gli accessori a parte).Per quanto riguarda le colorazioni si spazia dal Rosso Avventurina al Blackstorm, entrambi metallizzati, più l’opzione 719 Thorium in Avus Silver Metallic. Il prezzo? Si parte da 15.900 euro chiavi in mano. Fonte della notizia: BMW LulopTesto di: Manuele Cecconi        
    Leggi tutto
  • CCE EUROPE, A CUSTOMBIKE 2023 APPUNTAMENTO CON TRE NUOVE SPECIAL “BOLT ON AND RIDE”!

    CCE EUROPE, A CUSTOMBIKE 2023 APPUNTAMENTO CON TRE NUOVE SPECIAL “BOLT ON AND RIDE”!

    27 Nov 2023
    Tre nuove special ‘Bolt On And Ride’ saranno svelate in anteprima da Custom Chrome Europe in occasione dell’edizione 2023 di Custombike Show, a Bad Salzuffen Continua anche nel 2024 la tradizione delle Bolt On And Ride, le special realizzate da Custom Chrome Europe in collaborazione con alcuni dei preparatori più noti e stimati della scena tedesca e continentale. La ricetta è semplice ma efficace, e il risultato è mediamente… spettacolare: i customizer attingono dal catalogo del colosso di Grolsheim, mixando secondo il proprio stile e le proprie preferenze le parti griffate CCE.Quest’anno i partner di CCE nel progetto BOAR sono tre autentiche eccellenze made in Germany: Thunderbike (Hamminkeln), che ha all’attivo ben nove ‘Bolt On And Ride’ tra cui la CC 50th Anniversary Bike del 2020, Rick’s Motorcycles (Baden-Baden), trent’anni di esperienza nel mondo custom e già due BOAR nel proprio palmarès, e Bike Farm (Melle), che dopo aver stupito tutti nel 2014 con la ‘Fisherman’s Chop’ suona la carica con una nuova custombike su base Indian Chief. L’appuntamento con questo nuovo tridente di Bolt On And Ride è in programma per Venerdì 1 Dicembre prossimo, quando alle ore 15:45 andrà in scena la presentazione ufficiale in occasione dell’edizione 2023 di Custombike Show a Bad Salzuffen (Germania). L’evento si svolgerà presso il Messezentrum a civico 23 di Benzstraße: lo stand di CCE (A12) si troverà nel padiglione 20. Fonte della notizia: Custom Chrome Europe NewsTesto di: Manuele Cecconi      
    Leggi tutto
  • Keeway X-Light 125, la tua prima modern classic al prezzo di un… cinquantino!

    Keeway X-Light 125, la tua prima modern classic al prezzo di un… cinquantino!

    31 Aug 2023
    Keeway lancia sul mercato X-Light 125, la nuda retrò che il marchio cinese dedica ai sedicenni. La ricetta? Motore semplice, stile sfizioso e prezzo super competitivo  Comunicato Stampa, 29 agosto 2023 | X-Light 125 sbarca sul mercato italiano. Questa ottavo di litro, modern classic con cui il marchio cinese strizza l’occhio ai sedicenni, si ispira all’universo delle neo retrò, quel filone di moto che mischiano abilmente stile vintage e contenuti moderni: una nuda adatta alla città, ma anche alle gite fuori porta, che si propone di conquistare i giovani motociclisti e riconsegnare a ragazzi e ragazze il sogno delle due ruote. La ricetta? Motore semplice -  è un monocilindrico raffreddato ad aria con testata a due valvole per cilindro ed iniezione elettronica – e look da “grande”, con espliciti richiami al mondo delle Cafè Racer. Il pacchetto ciclistico si compone di un telaio a diamante abbinato a ruote a raggi e ad uno schema sospensivo collaudato, che sfrutta una forcella anteriore da 115 mm di escursione ed un doppio ammortizzatore posteriore. Le ruote, come si confà ad una naked retrò, sono a raggi, mentre il comparto freni si affida ad un disco anche per il retrotreno. Abbastanza per fermare un peso piuma di soli 131 kg a secco - l’ideale per i neofiti! - ai circa 100 km/h di velocità massima promessi da Keeway. Dotata di un serbatoio da 16 litri ed un cambio a cinque rapporti, da un punto di vista estetico la X-Light 125 si caratterizza per un grande faro anteriore ed un minimalista display digitale (entrambi di forma tonda), una sella doppia ed uno scarico singolo, che spunta in basso sul lato destro. L’intagliatura degli pneumatici, rispettivamente un 100/90-18 all’anteriore ed un 120/80-17 al posteriore, è una citazione dal gusto scrambleristico. Al netto di stile e contenuti tecnici, in ogni caso, un asso della manica della Keeway X-Light 125 è comunque sicuramente il prezzo: per portarsela a casa bastano 2.790 euro f.c., praticamente una cifra da “cinquantino”…Fonte della notizia: Press Officer KeewayTesto di: Manuele Cecconi
    Leggi tutto
  • Triumph, nuove colorazioni per il 2024

    Triumph, nuove colorazioni per il 2024

    7 Aug 2023
    Triumph, nuove colorazioni per il 2024 Sono tante le nuove colorazioni che fanno il loro ingresso nella gamma Triumph per il 2024. La casa britannica ha infatti appena aggiornato la ‘palette’ di livree per il nuovo anno, un rinnovamento cromatico che riguarda sia gli iconici modelli modern classic che gli altri segmenti della grande famiglia di Hinckley. Per quanto riguarda i primi, spiccano le tonalità Competition Green e Phantom Black per la Speed Twin 900, l’abbinamento Jet Black e Ash Grey per la Bobber e l’accoppiata Jet Black/Silver Ice per la café racer Thruxton RS. Passando alle naked, la Speed Triple RS indossa ora anche un vestito Carnival Red con dettagli Silver, mentre la piccola tricilindrica Trident viene resa ancora più accattivante dalla colorazione Jet Black/Racing Yellow. Equipaggiata con lo stesso propulsore tre-in-linea, la Tiger Sport 660 prevede due nuove possibilità, lo Snowdonia White accoppiato al Jet Black e la combinazione Jet Black/Graphite, utilizzata anche sulla crossover Tiger Sport 850. Cambia pelle, infine, anche la mastodontica Rocket 3, poderosa muscle bike da 2.5 litri di cilindrata, che dà il benvenuto all’elegante livrea Sapphire Black con inserti Carnival Red e dettagli Silver Ice. . Fonte della notizia: Press Officer Triumph ItaliaTesto di: Manuele Cecconi    
    Leggi tutto